Promoters of artificial intelligence (AI) are fond of religious metaphors – Microsoft even calls one project Prometheus, after the Greek God who stole fire and gave it to humanity. But the Gods appear to be having a laugh at their expense – and one story suggests that they have a wicked sense of humour. The giants of the tech industry are engaged in a frantic arms race to build the largest and most capable AI models but it may all be in vain. Last week, Eliezer Yudkowsky, co-founder of an AI lab, made a startling discovery: AI models can copy each other far more easily than anyone previously thought, and the larceny is almost impossible to stop. “If you allow any sufficiently wide-ranging access to your AI model,” he explained, “you're giving away your business crown jewels to competitors that can then nearly clone your model without all the hard work you did.” The result? “You no longer have a competitive moat,” he says, referencing industry jargon for a competitive advantage that’s hard to beat. There have been calls for Britain to establish its own sovereign AI to help us compete on the world stage. Yudkowsky’s findings suggest that, in practice, a homegrown “BritGPT” could get up and running fairly quickly. But just as quickly, it would be ingested and cloned by a ChinaGPT, or for that matter, any offshore pirate GPT. Fancy that. For decades, the tech industry has gradually eroded the power of industries that rely on copyright to underpin their markets. The Hargreaves Review of Intellectual Property in 2011, instigated at Google’s behest, urged copyright rules be tweaked to grow the tech sector.

I promotori dell'intelligenza artificiale (AI) amano le metafore religiose: Microsoft chiama persino un progetto Prometeo, dal nome del dio greco che rubò il fuoco e lo diede all'umanità. Ma gli dei sembrano ridere a loro spese e una storia suggerisce che abbiano un malvagio senso dell'umorismo. I giganti dell'industria tecnologica sono impegnati in una frenetica corsa agli armamenti per costruire i modelli di intelligenza artificiale più grandi e capaci, ma potrebbe essere tutto vano. La scorsa settimana, Eliezer Yudkowsky, co-fondatore di un laboratorio di intelligenza artificiale, ha fatto una scoperta sorprendente: i modelli di intelligenza artificiale possono copiarsi a vicenda molto più facilmente di quanto si pensasse in precedenza, e il furto è quasi impossibile da fermare. "Se consenti un accesso sufficientemente ampio al tuo modello di intelligenza artificiale", ha spiegato, "stai regalando i tuoi gioielli della corona aziendale ai concorrenti che possono quindi quasi clonare il tuo modello senza tutto il duro lavoro che hai fatto". Il risultato? "Non hai più un fossato competitivo", dice, facendo riferimento al gergo del settore per un vantaggio competitivo difficile da battere. Ci sono state richieste alla Gran Bretagna di stabilire la propria IA sovrana per aiutarci a competere sulla scena mondiale. Le scoperte di Yudkowsky suggeriscono che, in pratica, un "BritGPT" nostrano potrebbe diventare operativo abbastanza rapidamente. Ma altrettanto rapidamente, verrebbe ingerito e clonato da un ChinaGPT o, se è per questo, da qualsiasi GPT pirata offshore. Immaginalo.Per decenni, l'industria tecnologica ha gradualmente eroso il potere delle industrie che fanno affidamento sul diritto d'autore per sostenere i propri mercati. La Hargreaves Review of Intellectual Property nel 2011, istigata per volere di Google, ha esortato a modificare le regole sul copyright per far crescere il settore tecnologico.