There was something pleasantly unusual about my rush-hour ride on Tokyo’s metro. As I’d expected, carriages were heaving with bleary-eyed humans heading to their various workspaces for the day, but there was none of the aggressive pushing and shoving for space which I’d become accustomed to back home in London. Seeking an explanation, I looked around and noted one major difference: every passenger in the carriage was a woman. In the early 2000s, a survey by the Tokyo metropolitan government found 64 per cent of women had been physically harassed on public transport. Around that time, Keio Electric Railway introduced women-only carriages to combat “chikan” – gropers taking advantage of busy trains to get their sleazy kicks. Other lines in the capital and second city Osaka quickly followed suit, with services currently available across 87 lines in Japan.

C’era qualcosa di piacevolmente insolito nel mio viaggio nell’ora di punta sulla metropolitana di Tokyo. Come mi aspettavo, le carrozze erano piene di umani con gli occhi annebbiati diretti ai loro vari spazi di lavoro per la giornata, ma non c'era nessuno degli spingi e spinte aggressivi per lo spazio a cui mi ero abituato a casa a Londra. Cercando una spiegazione, mi sono guardato intorno e ho notato una differenza importante: ogni passeggero nella carrozza era una donna. All’inizio degli anni 2000, un sondaggio condotto dal governo metropolitano di Tokyo ha rilevato che il 64% delle donne aveva subito molestie fisiche sui trasporti pubblici. In quel periodo, la Keio Electric Railway introdusse carrozze per sole donne per combattere i "chikan", ovvero i palpeggiatori che approfittavano dei treni affollati per farsi i loro squallidi calci. Altre linee nella capitale e nella seconda città, Osaka, hanno seguito rapidamente l’esempio, con servizi attualmente disponibili su 87 linee in Giappone.